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È tempo di storia, scopriamo l’informatica
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Breve storia di Tecnopolis: dal CSATA al PST

Annamaria Annichiarico

 

Il 19 settembre 1969, viene sottoscritto l'atto costitutivo del Centro Studi e Applicazioni in Tecnologie Avanzate (C.S.A.T.A) - associazione di fatto senza finalità di lucro costituita tra soggetti pubblici e privati, i cui soci fondatori sono Università di Bari, Banca d'Italia, Nuovo Pignone e Formez. Sin da subito il C.S.A.T.A. ha operato come centro di ricerca, trasferimento tecnologico e formazione in informatica. Negli anni dal 1970 al 1977, prende il via il Centro Studi e Applicazioni in Tecnologie Avanzate (C.S.A.T.A.) - attraverso l'insediamento del primo nucleo del Centro di Ricerca.

Nel 1984 ha creato il primo Parco Scientifico e Tecnologico dell'Italia meridionale denominato Tecnopolis Novus Ortus. La nascita del Parco è stata la naturale evoluzione del rapporto di collaborazione tra il CSATA e l'Università agli Studi di Bari e ha avuto l'obiettivo di raggruppare in un'unica area aziende, università e centri di ricerca, per facilitarne le interazioni e promuovere opportunità comuni.

Nel 1987 la società, trasformata in consorzio misto pubblico-privato, ha assunto la denominazione di Tecnopolis CSATA Novus Ortus, per meglio operare sul territorio, secondo il dettato della legge 46/82 sugli interventi per i settori dell'economia di rilevanza nazionale.

Dal 1995 Tecnopolis ha operato come Società Consortile a responsabilità limitata e questo cambiamento ha consentito l'ingresso di nuovi soci e portato un consistente aumento del capitale sociale e, fino al 2008, Tecnopolis CSATA diventa società consortile a responsabilità limitata con l'obiettivo di promuovere il Parco Scientifico e Tecnologico denominato Tecnopolis Novus Ortus.

Nel 2008, Tecnopolis CSATA si trasforma in Innova Puglia, società in house della Regione Puglia con la missione di progettare e gestire programmi ICT per l'amministrazione regionale e Tecnopolis PST diventa la società per la promozione, gestione e sviluppo del Parco Scientifico e Tecnologico, partecipata al 100% dall'Università degli Studi di Bari.

 

INDICE

 

Il CSATA: estratto della brochure di presentazione del Centro Studi e Applicazioni in Tecnologie Avanzate

Il CSATA è un centro di trasferimento di tecnologie, che opera nel settore dell’informatica specializzata per:

  • lo sviluppo di sistemi informativi territoriali e gestionali;
  • l’automazione di apparati (macchine) e sistemi (impianti);
  • la formazione di quadri specializzati;
  • l’elaborazione di dati;

attraverso:

  • attività di ricerca e sviluppo di tecnologie;
  • l’applicazione di soluzioni tecnologiche;
  • attività di servizio qualificate.

Per conto sia dei Consociati, sia di terzi, quali Imprese Pubbliche e private, Enti Pubblici, Università e organizzazioni scientifiche nazionali ed internazionali.

Le attività di ricerca e sviluppo di tecnologie comprendono progetti di ricerca applicata finalizzati alla produzione di prototipi e alla sperimentazione di soluzioni tecnologiche innovative. Tali attività, sostenute prevalentemente dal CNR, coinvolgono i possibili utilizzatori finali dei risultati della ricerca stessa: imprese, pubbliche amministrazioni, strutture di servizi sociali. L’insieme delle attività di ricerca e sviluppo è riferito a problemi di:

  • progettazione e realizzazione di sistemi di acquisizione, trattamento, restituzione di immagini rilevate a distanza da satelliti, aerei, ecc.;
  • automazione di strumentazione e sistemi per quanto riguarda in particolare la utilizzazione di microprocessori nel controllo degli impianti industriali e le metodologie di analisi della loro affidabilità;
  • progettazione e realizzazione di esperienze e servizi di base per il trasferimento di tecnologie avanzate verso le imprese piccole e medie e gli Enti locali;
  • progettazione di reti di calcolatori per quanto riguarda la definizione e realizzazione delle modalità di colloquio tra i sistemi e di interrogazione delle basi dei dati.

Le attività di servizio comprendono:

  • l’erogazione di capacità di calcolo a fini scientifici, didattici e gestionali, per utenti diversi, quali Università, Enti Regione, Imprese pubbliche, private e studi professionali;
  • l’offerta di formazione di base nell’area informatico-elettronica; specialistica sulle metodologie e tecnologie già sperimentate nel Centro e utilizzate nell’ambito delle attività di ricerca applicata e sviluppo applicazioni.

Tale offerta si realizza attraverso un insieme di iniziative progettate a misura dell’utente o promosse dal Centro, quali seminari, corsi intensivi, conferenze e convegni, rivolti sia a quadri intermedi, sia a giovani non occupati.

Le applicazioni di soluzioni tecnologiche comprendono l’insieme dei progetti realizzati a fronte di specifici bisogni di automazione di imprese ed Enti pubblici. Il prodotto consiste nella messa a punto di una soluzione appropriata alle necessità dell’utente, che viene realizzata creando nel destinatario la capacità di controllo critico dell’applicazione. Spesso la realizzazione di una applicazione richiede anche lo svolgimento di segmenti di ricerca applicata e comporta l’addestramento del personale all’uso delle realizzazioni. L’insieme delle applicazioni è riferito alla:

  • analisi, progettazione e realizzazione di sistemi informativi territoriali di supporto alla formazione delle decisioni in ambito regionale, per la gestione e il controllo dell’ambiente;
  • analisi, progettazione e realizzazione di sistemi informativi gestionali di supporto al governo delle imprese e degli Enti locali, e per l’automazione di specifiche funzioni quali amministrazione, produzione, vendite, ecc.;
  • progettazione e realizzazione di sistemi di controllo automatizzati per impianti e strumentazione;
  • consulenza per l’analisi di affidabilità di impianti e prodotti industriali.

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Nasce a Bari una "TECNOPOLIS" per il futuro del mezzogiorno

"Oggi non è più possibile immaginare uno sviluppo del Mezzogiorno fuori da un contesto europeo; bisogna perciò attrezzarsi per reggere all' urto dei grandi cambiamenti che stanno avvenendo nelle società industrializzate e cioè rivitalizzare il settore manifatturiero e renderlo competitivo con le nuove tecnologie di processo". L' affermazione è del prof. Aldo Romano e "l'attrezzo" che propone è "Tecnopolis", la cittadella dell'informatica che sorge a Valenzano, alle porte di Bari, e che già a settembre offrirà un qualificato saggio del suo ruolo e delle potenzialità con l'organizzazione della prima teleconferenza in diretta con venti università mediterranee. Tecnopolis occupa quattro ettari e mezzo; 11 mila metri quadri sono coperti da edifici attrezzati e impianti civili destinati ad attività produttive, di ricerca, studio e soggiorno. Questa area è divisa funzionalmente in "isole tecnologiche" per attività dimostrative, programmi di formazione, progetti comuni di ricerca, sviluppo di programmi e/o contratti di studio nei campi della microelettronica, della progettazione e della produzione assistita da calcolatore. E ancora della robotica, dei sistemi informativi territoriali, della telematica, e della istruzione assistita da calcolatore. Tutte le attività fruiscono del supporto di un centro di congressi, di sale riunioni, di un'area per mostre tecnologiche e di tutti i servizi generali. Risorse di calcolo centralizzate, tra le quali è compreso un nodo di una rete telematica esterna, sono a disposizione attraverso una rete telematica interna che connette i diversi edifici. La disponibilità di servizi civili (ristorante, bar, centro residenziale, impianti sportivi) ed il verde della campagna pugliese nella quale è immersa l'intera struttura, "offrono un' alta qualità di vita a tutti coloro che lavoreranno e studieranno a Tecnopolis", promette uno stringato ed austero depliant bilingue. La cittadella tecnologica viene da molto lontano. Già vent'anni fa il prof. Romano intuì che Bari poteva rappresentare una punta avanzata negli studi dell'informatica, intelligente sostegno ai paesi in via di sviluppo. Nacque così il Csata (centro studi e applicazioni in tecnologie avanzate) per il trasferimento appunto di tecnologie nell' ambito dell'informatica specializzata; venne poi costituita la scuola internazionale per l'uso dei calcolatori elettronici. Oltre ad una serie di riconoscimenti personali, Romano, divenuto poi Prorettore dell'Università barese, riuscì gradualmente a trasformare la Puglia in una punta avanzata, come ribadito dalle adesioni del Formez, della Cassa per il mezzogiorno, della Banca d' Italia, dell'Eni e del Pignone sud. Tecnopolis è così divenuto lo sbocco "inevitabile", anche se a costo di non poco impegno. Ma le partecipazioni ribadiscono che si è sempre sulla strada giusta: Olivetti, Ibm, Control Data Corporation, Sip, Computer curriculum corporation, Seat Sarin, Sytek, Fiat research, Research library group. L' intero complesso, che rientra nel progetto speciale 35 per la ricerca scientifica, è finora costato 40 miliardi su finanziamento della Cassa per il mezzogiorno. L' intera struttura - come sottolineano quanti vi lavorano - è un progetto inteso ad organizzare la cooperazione tra università; istituzioni scientifiche, industria, sistema finanziario, enti locali ed agenzie di sviluppo, per creare ed utilizzare al meglio questa nuova risorsa strategica. I partners del progetto potranno aggiungere ai benefici derivanti dalla cooperazione, i vantaggi offerti da un ambiente di lavoro altamente specializzato. Alle grandi aziende si offre la possibilità di diffondere la conoscenza di prodotti e processi innovativi, e di sviluppare la cooperazione nel campo delle ricerche strategiche. Alle istituzioni tecnico-scientifiche si offre invece l'occasione di progettare e sviluppare programmi a stretto contatto con il mondo della produzione, e di produrre a sua volta un valore aggiunto per le ricerche di base, orientandone i risultati su indirizzi applicativi. Si vogliono insomma proporre forme nuove di rapporti fra sistema finanziario, produttivo e scientifico. Ma cosa ha in più Tecnopolis della Tecnocity di Torino o dell'area di ricerca di Trieste? "La struttura giuliana - risponde il prof. Romano - ricalca un po' il modello dell'area scientifica di tipo tradizionale che ha un importanza notevole e che ha creato dei punti di eccellenza internazionale in alcuni settori della ricerca fondamentale. Tecnocity è una proposta di introdurre elementi di ristrutturazione nel sistema scientifico e tecnologico dell'area piemontese per adeguarla ai processi di ristrutturazione industriale che la sfida del cambiamento pone; e quindi è un aggiustamento di situazioni già consolidate. Tecnopolis ha una sua specificità: lo strumento su cui far leva per indurre situazioni nuove e che siano favorevoli ad una crescita qualitativamente valida del Mezzogiorno". Un riscontro sul livello sul quale vanno saldamente attestandosi Tecnopolis e la sua èQuipe: l'IBI (Intergovernmental Bureau for Informatics) che riunisce 37 paesi in via di sviluppo, ha deciso, pervenendo ad un accordo con il governo italiano, di localizzare a Valenzano un istituto per lo sviluppo dell'informatica che plasmerà i quadri di questi 37 paesi. "Anche la Francia e la Spagna - aggiunge il prof. Romano - erano interessati a vedersi riconosciuto questo impegno formativo verso gli stati del Terzo mondo; ma la presenza del Csata e della stessa Tecnopolis hanno ovviamente favorito l'Italia. Un'iniziativa molto importante perché dà un segno concreto del punto alto che abbiamo acquisito ma anche delle proiezioni di caduta sul tessuto meridionale dall' Europa. Siamo così il primo punto di riferimento per America latina, mondo arabo e Africa; in questo senso siamo riusciti ad essere concorrenziali con Stati Uniti e Giappone". Una congiuntura particolarmente felice per il futuro culturale ed economico della Puglia: l'Università barese ha infatti edificato in anni di lavoro quella che viene definita la "comunità delle università mediterranee" cui hanno aderito già 96 atenei. "Importante - conclude Romano - il ruolo di supporto che può svolgere Tecnopolis; è insomma in moto un meccanismo per il quale tutti devono fare i conti con lo sviluppo in atto nel Mezzogiorno d' Italia, sviluppo che nella nostra cittadella ha un punto essenziale".

(La Repubblica, 27 luglio 1984) 

 

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Tecnopolis e i Centri di Calcolo: storia della rete GARR

Nel campo delle reti informatiche l'Italia ha sempre giocato un ruolo da protagonista a livello internazionale. Di fronte al crescente utilizzo di reti telematiche per lo scambio di informazioni, i ricercatori si resero ben presto conto di come l'esistenza di canali sempre più veloci, affidabili, ma soprattutto interoperabili diventasse un requisito importantissimo per le proprie attività lavorative. A livello economico, in ugual misura, si comprese che moltiplicare risorse ed energie per reti diverse per singolo campo di applicazione o interesse privato non fosse la strada giusta da seguire.

Alle origini, così come negli altri Paesi, la situazione era piuttosto frammentata e già alla fine degli anni '70 esistevano diverse reti sviluppate nell'ambito del settore della ricerca: nel 1978 divenne operativa RPCnet, la rete del CNR; nel 1979 INFNet, la rete della fisica nucleare e nel 1984 fu presentato il progetto di Rete Universitaria Nazionale (RNU) che collegava tutte le università afferenti ai vari Consorzi di Calcolo (CILEA, CINECA, CSATA).  Ognuna di queste reti, tuttavia, parlava una propria lingua poiché venivano utilizzati protocolli differenti che rendevano difficile qualsiasi tipo di collaborazione.

L'Italia fu il terzo Paese europeo, nel 1986, a collegare un nodo della rete ad ARPANET, grazie al CNUCE, un istituto del CNR con sede a Pisa che riuscì a stabilire la connessione con un accordo siglato con Italcable e Telespazio.

 In quegli anni, a livello europeo stava prendendo piede la European Academic and Research Network (EARN), la versione continentale della rete interuniversitaria americana BITNET, che ebbe il merito di favorire l'uso della rete nell'ambito universitario e della ricerca e di stimolare la costituzione di una comunità omogenea di utenti. L'Italia fu il primo Paese ad avere un collegamento con BITNET.

L'esperienza delle prime reti che collegavano enti differenti dimostrò ben presto che le singole reti da sole non potevano funzionare, troppo costose e non sufficienti a garantire lo scambio interdisciplinare necessario alla ricerca.

Era necessario dunque condividere le proprie risorse e unificare le sperimentazioni.

Di fronte al crescente utilizzo di reti telematiche per lo scambio di informazioni, i ricercatori si resero ben presto conto di come l'esistenza di canali sempre più veloci, affidabili, ma soprattutto interoperabili diventasse un requisito importantissimo per le proprie attività lavorative.

In questo contesto, la Commissione Europea cominciò a definire obiettivi di più lunga durata ed avviò il programma EUREKA per il supporto di progetti di innovazione e ricerca e sviluppo in tutti i settori tecnologici. All'interno di questo programma, nacque il progetto COSINE (Cooperation for Open Systems Interconnection in Europe), con lo scopo di diffondere la cooperazione tra i ricercatori in Europa e promuovere lo sviluppo di reti aperte e l'uso di un protocollo non proprietario come OSI.

COSINE (1985-1993), in particolare, mirava a realizzare una rete unica all'interno del panorama europeo e per far questo era necessario che ogni Paese iniziasse un processo di armonizzazione delle reti esistenti a livello nazionale.

Sulla spinta proveniente dall'Europa, dunque, l'allora ministro della Ricerca Scientifica Granelli ed il suo successore Antonio Ruberti, con il delegato per i progetti EUREKA, Orio Carlini, iniziarono a porre le basi per la partecipazione italiana alla rete comune europea convocando i protagonisti delle reti informatiche nazionali che iniziarono a lavorare per far interagire fra loro le differenti reti. Fu così che nel 1986, durante una delle riunioni preliminari fu pronunciata per la prima volta la parola GARR, Gruppo per l'Armonizzazione delle Reti della Ricerca. Seguì una formale richiesta al Ministro Ruberti per la costituzione di questo gruppo di lavoro da parte dei 6 enti fondatori: CNR, INFN, ENEA, CILEA, CINECA, Tecnopolis CSATA.

La richiesta fu accolta e il GARR, nato come gruppo di lavoro spontaneo, venne istituzionalizzato come Commissione ministeriale con un decreto dell'11 marzo 1988. La commissione, presieduta dal prof. Orio Carlini, lavorò da subito al progetto di infrastruttura di rete nazionale realizzabile con i fondi per gli investimenti infrastrutturali che la legge finanziaria di quell'anno aveva assegnato al Ministro della Ricerca Scientifica (50 miliardi di lire complessivi erano destinati a progetti di calcolo e reti).

Oltre alla creazione di una sola rete, GARR si impegnò anche per ampliare e integrare i servizi di rete, per razionalizzare le spese e per armonizzare le politiche di sviluppo. Sul piano internazionale, invece, fu rilevante il lavoro di coordinamento a livello di reti europee e di promozione della collaborazione scientifica.

Con la nuova rete unificata iniziò una stagione di grandi innovazioni tecnologiche nel settore del networking, frutto di un costante lavoro e di grande spirito di collaborazione tra i vari soggetti in campo.

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