Salta al contenuto
Professioni Ict, il futuro è roseo ma un diploma non basta più
La Libertà
Puntare su una professione Ict (ovvero del settore Information and communications technology) oggi può significare avere molte più probabilità di trovare un posto di lavoro qualificato. Lo dicono i numeri dell' "Osservatorio delle competenze digitali 2018" secondo il quale gli annunci di lavoro per i profili Ict sono cresciuti, con stime ottimistiche per i prossimi tre anni che vedono fino a 88mila posti di lavoro in più rispetto al 2017. A guidare la domanda sono gli sviluppatori, che occupano il 49% delle offerte di lavoro. L' "Osservatorio delle competenze digitali 2018" è condotto da Aica (Associazione italiana per l'informatica e il calcolo automatico), Anitec-Assinform di Confindustria, Assintel di Confcommercio e Assinter Italia (l'Associazione delle società per l'innovazione tecnologica nelle Regioni), in collaborazione con il Ministero dell'istruzione e dell'università e Agid Agenzia per l'italia digitale. Italia sempre più digitale Il quadro che ne esce conferma la crescita della digitalizzazione globale in Italia, specialmente nei settori cloud computing, big data e cyber security. Il problema è che non è facile per le aziende e gli enti pubblici trovare personale con le competenze tecnologiche necessarie a supportare il cambiamento e a formare profili. I più richiesti In particolare, sono stati 64mila gli annunci pubblicati in rete nel 2017, un numero più che raddoppiato negli ultimi 4 anni, registrando un incremento del +7% rispetto al 2016. Con una crescita del 19% sull'anno precedente e una quota di annunci sul web del 49%, gli sviluppatori guidano la classifica dei ruoli più ricercati, seguiti dai consulenti Ict con il 17%. In crescita anche le nuove professioni legate alla trasformazione digitale come service development manager, big data specialist ecyber security officer. Parallelamente all'aumento delle richieste di personale, per la legge della domanda e dell'offerta, salgono anche le retribuzioni nelle aziende di informatica ed elettronica, dove i quadri hanno visto crescere del 4,3% i loro stipendi e i dirigenti addirittura del 6%. Bene anche le situazioni nelle aziende di consulenza e servizi Ict (impiegati +2,5%, dirigenti +1,9% e quadri +1,8%). Università come miniere Le richieste sono inoltre rivolte soprattutto ai laureati, perché un "semplice" diploma può non bastare più. Le stime dell'Osservatorio mostrano per il 2018 un fabbisogno di laureati per le aziende tra le 12.800 e le 20.500 unità. Dall'Università, però, non dovrebbero uscire più di 9mila laureati. Al contrario, a fronte di una richiesta prevista tra i 7.900 e i 12.600 diplomati, coloro che cercheranno lavoro saranno tra i 10.200 e i 20.700. I laureati Ict crescono troppo lentamente: nel 2017 erano 7.700 unità, in lievissima crescita rispetto al 2016, ma sono calati a 4,460 gli specialisti in informatica e ingegneria informatica. Si attenua la tendenza dei laureati triennali info a terminare gli studi dopo la laurea triennale (+3% da +10% nel 2016) mentre continua l'incremento nelle immatricolazioni anche se in misura ridotta (+3,5% contro il +9% nel 2016) e con percentuali di abbandono che restano elevate (si laurea solo il 40% degli immatricolati nelle triennali, come nel 2016). Le competenze La rilevanza delle skill digitali, cioè le competenze digitali, è misurata dal Digital skill rate, ovvero il grado di capacità di diffondersi delle competenze digitali all'interno di una singola professione: in media 48% per le professioni Ict e 14% per le professioni non Ict. Questo grado supera il 51% per le qualifiche di database administrator, developer, systems analyst e technical e network specialist. A livello territoriale, infine, la ricerca di figure Ict è maggiore in Lombardia e in tutto il Nord Ovest (il 48% del totale Italia).