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In Italia aziende a caccia di competenze digitali
Metro

Le competenze digitali sono ormai irrinunciabili in tutti i mestieri ma siamo lontani da soddisfare la domanda proveniente dal mercato, anche a livello manageriale: occorre rinnovare i percorsi scolastici ed universitari e investire nella formazione del personale ad ogni livello. Sono le conclusioni a cui è giunta la quarta edizione dell'Osservatorio delle competenze digitali, condotto da Aica, AnitecAssinform, Assintel e AsC) sinter Italia con il supporto di Cfmt, Confcommercio, Confindustria.

Secondo lo studio, gli effetti della digitalizzazione vanno ben oltre la creazione di nuove professioni: il peso delle abilità digitali (Digital skill rate) cresce nelle aree aziendali di tutti i settori, con un'incidenza media del 13,8%. Nell'industria il fenomeno è più evidente: il digital skill rate va dal 20% medio per le professioni di supporto e management (+4% rispetto al 2014) al 17% per le figure core (+2%).

Nei servizi, il Dsr medio è rispettivamente 14% e 13% (+3%). Nel commercio, si attesta a 13-12%. Il settore industriale, ha fatto notare Giancarlo Capitani, presidente di NetConsulting cube presentando i risultati dell'Osservatorio, ha registrato una forte accelerazione della domanda di competenze digitali grazie alla spinta impressa dal programma Industria 4.0, scontrandosi però con la mancanza di nuove competenze, soprattutto nelle professioni non tecnologiche.

Le università sono ancora lente nel rinnovare i corsi di studi e non riescono a formare giovani con le competenze digitali necessarie, in grado di rispondere alla domanda. Questo determina un costo elevato di queste figure, che risultano poco accessibili alle Pmi, rappresentando un ostacolo alla digitalizzazione del sistema imprenditoriale. «Si calcola ha osservato Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform- che nel mondo di Industria 4.0 non si trovino candidati adeguati per 280 mila posizioni».