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Il tecnologo torna propulsivo in azienda
Il Sole 24 Ore

Presto tutti noi ci troveremo a fare i conti con una rivoluzione profonda, originata dalla tecnologia: si apriranno scenari radicalmente diversi da quelli attuali, non solo nel lavoro, ma nella nostra quotidianità. È sempre più evidente che, prima ancora del sistema economico/produttivo rappresentato dalle aziende, sarà la società come la conosciamo oggi a cambiare profondamente: assisteremo a una vera e propria singolarità tecnologica e sociale.
Per affrontare questi cambiamenti saranno richieste nuova sensibilità, nuove attitudini, nuove competenze e conoscenze; nel contempo si porranno importanti e significativi quesiti etici, su cui è imperativo porre l'attenzione.

E come viene vissuto tutto questo nelle aziende soprattutto da chi ha tradizionalmente il compito di presidiare l'information technology? Per affrontare la metamorfosi digitale ormai non si può prescindere da alcuni fatti: l'innovazione è un fenomeno collettivo che trascende la singola azienda, richiede multidisciplinarietà paritetica rispetto a competenze e ruoli, ma soprattutto necessita di una pervasiva cultura digitale che metta al riparo l'azienda da banalizzazioni e semplificazioni pericolose.

Occorre innanzitutto definire nuovi processi per gestire l'innovazione, perché non rimanga un fatto episodico ma sia strutturata e ripetibile; nuovi processi che prima di tutto devono supportare le persone It nell'orientarsi nel mondo delle tecnologie e soluzioni disponibili, che a volte seguono una logica più guidata dalla moda del momento che dalla sostanza.

Ma se non è più possibile né conveniente prescindere e non fare tesoro della ricchezza di tutto ciò che accade al di fuori della propria azienda, è sempre più vero che orientarsi in questa enorme mole di opportunità mettendo a terra tecnologie e soluzioni in modo produttivo per la propria realtà è una fatica quasi improba per dispendio di energie e di tempo, cose che sempre meno in azienda vengono concesse al tecnologo.

Inoltre per creare soluzioni di valore per l'azienda è diventato imprescindibile mettere insieme punti di vista differenti, creando sintesi tra specializzazioni, competenze e ruoli diversi (business, human resources, procurement...) fin dal concepimento della soluzione; anzi, fin dalla distillazione del bisogno che spesso non esisterebbe senza la tecnologia.

E bisogna tenere conto che la soluzione basata sulla tecnologia ha sempre più impatti trasversali sull'organizzazione, sui processi, sulle competenze che devono essere create in molti casi ex novo; basti pensare ad esempio alle soluzione di Rpa (Robotic Process Automation) che introdotte in azienda per automatizzare processi ripetitivi e di scarso contenuto, con effetti positivi sulla produttività e sulla qualità del lavoro delle persone, spesso sono osteggiate dalle funzioni human resources perché creano problemi di ricollocamento e di re-skilling. E quindi la multidisciplinarietà consapevole di tutte le figure aziendali diventa la chiave per vincere insieme.

Ma per fare questo bisogna superare uno stereotipo culturale che vede ancora oggi spesso il tecnologo schiacciato in un ruolo esclusivamente tecnico e subordinato alle altre funzioni.

Occorre che le aziende capiscano che non possono più permettersi di affrontare la digitalizzazione senza un approccio ampio e profondo sulle nuove tecnologie e su tutte le loro implicazioni. In particolare, la generazione di manager che si occupa oggi e si occuperà sempre più di gestire gli impatti della digitalizzazione ha il dovere di proteggere il mondo aziendale dalle banalizzazioni e dai luoghi comuni che tendono a concentrarsi attorno a tutto ciò che è digital. Diventa fondamentale fare squadra attorno a questi temi, unendo competenze e capacità diverse ma complementari.

La sfida quindi del tecnologo diventa quella di abilitare la trasformazione condividendone la leadership con le altre funzioni aziendali, aprendosi alle contaminazioni fuori e dentro l'azienda ed evolvendo la propria identità all'interno dell'ecosistema dell'innovazione.

Ma come aiutare i nuovi manager a districarsi in questo mondo complesso e affascinante soprattutto in un momento di metamorfosi così profonda? Aica (Associazione Italiana per l'Informatica e il Calcolo Automatico) e Sda Bocconi hanno concepito l'idea di offrire uno spazio comune di condivisione, confronto e crescita ai nuovi manager e a chi si sta formando per le professioni del futuro, con l'obiettivo di unire le forze per affrontare la trasformazione digitale: la community D-Avengers.

La community nasce come uno strumento di accelerazione di innovazione digitale, che crea awareness su ciò che sta accadendo, fa sintesi e capitalizza esperienze delle aziende e del mondo accademico e della ricerca, favorendo la costruzione di un patrimonio comune di esperienze e conoscenze, da rendere disponibile e accessibile a un pubblico più ampio.

Nella community ci si confronterà su qual è lo scenario tecnologico, quali sono le soluzioni più significative, come stanno cambiando le professioni, quali sono le competenze necessarie nella quotidianità degli individui e delle aziende, quali sono le implicazioni etiche delle nuove tecnologie; in sintesi ci si interrogherà su che cosa aspettarsi nel futuro prossimo sul piano culturale, economico, della qualità della vita.

Per il 2019 il tema scelto è quello dell'intelligenza artificiale, articolato in varie iniziative tra cui una serie di eventi aperti al pubblico dal titolo «L'alba del pianeta delle macchine: la rivoluzione?», con inizio il 14 marzo.