Salta al contenuto
Il reddito di cittadinanza come strumento per il digital reskilling
econopoly.ilsole24ore.com
In attesa di osservare gli sviluppi della campagna di vaccinazione, l'impatto economico del Covid19 in Italia (più che in altri paesi Europei) è stato impressionante. I dati più recenti hanno purtroppo confermato le aspettative di un forte calo del Pil per il 2020 (quasi il 9%), e le attese per il 2021 sembrano indicare una ripresa solamente parziale (intorno al 3,4%). In questo contesto, saranno cruciali gli oltre 200 miliardi destinati per i prossimi anni alla ripresa dell'economia Italiana attraverso il cosiddetto Recovery Plan. Fra le tante aree di investimento che saranno finanziate da questo strumento, promosso dall'Unione Europea, alla transizione digitale dovrebbe andare circa il 20% delle risorse, intorno ai 40 miliardi. Periodi di lockdown prolungati, per evitare la diffusione del virus, hanno evidenziato il bisogno di accelerare la trasformazione digitale per rendere le attività economiche più resilienti e flessibili. Altri La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 22/04/2021 00:45 Sito Web econopoly.ilsole24ore.com soggetti coinvolti, infine, comprendono associazioni (come l'AICA), il settore privato (vedi per esempio l'iniziativa Binario F from Facebook) e agenzie pubbliche (AGID). Reddito di Cittadinanza: un'opportunità per il digital reskilling? Se le iniziative volte a colmare il gap di cui abbiamo parlato possono essere utili in un'ottica più generale, ci sono altre considerazioni da fare. Quando si parla di skill digitali, non si può non tenere in considerazione le differenze fra le classi sociali. Come confermato dall'Istat, per esempio, la sola presenza sul web è dell'86% per chi ha un diploma superiore, contro il 36% di chi è in possesso al massimo della licenza elementare. E lo stesso vale per classi di lavoratori diverse. Altre differenze cruciali si riflettono per classi di età, sesso e livello di salario, ma anche la dimensione geografica è importante. La percentuale di persone che utilizzano il computer tutti i giorni è del 34% nel Nord Italia contro il 25% al Sud e Isole e accade lo stesso per l'utilizzo di internet (57% contro 49 e 53%). Ma non solo. Il progresso tecnologico porterà nei decenni una maggiore automazione e polarizzazione del lavoro (come illustrato da economisti come Acemoglu e Autor). E questo rischia di esacerbare ulteriormente disuguaglianze economiche e sociali. Insomma, considerando quanto detto, il pericolo è che la stessa corsa al digital reskilling possa essere un'opportunità solo per chi corre già veloce, mentre le fasce più deboli della popolazione restano indietro, frenando la crescita inclusiva del paese. Le problematiche sopra descritte sono le stesse che, in parte, si è posto uno strumento tanto ambizioso, quanto dibattuto in questi anni: il Reddito di Cittadinanza (RdC). Introdotto nel 2019, è un sostegno economico ad integrazione dei redditi familiari, generalmente associato ad un percorso di reinserimento lavorativo. Non solo lotta alla povertà, quindi, ma anche un'opportunità contro la disoccupazione. Ed è proprio in questo contesto che si inserisce la digitalizzazione. I dati Istat raccontano che il 61% dei disoccupati in Italia usa Internet tutti i giorni, e di questi solo il 26% usa il pc, proprio mentre ¾ delle imprese non trovano laureati con le skill digitali che necessitano. Se i programmi di training e riconversione digitale sono destinati a chi già ha la fortuna di essere inserito nel proprio contesto lavorativo, si rischia di tralasciare chi subisce maggiormente questo divario di competenze, ossia i disoccupati