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Genitori ancora sui banchi
Noi Famiglia e Vita Avvenire

Ci sono quelli che contingentano i tempi, come se si trattasse della tv. Quelli che hanno impostato dei parental control e si sentono tranquilli. Quelli che controllano la cronologia ogni sera, più o meno di nascosto. Quelli che sono certi che "non fanno niente di male", e si fidano. Quelli che provano a chiedere l'amicizia sui social, in modo da monitorare contenuti e messaggi. I genitori dell'epoca digitale procedono in ordine sparso: la sfida educativa, quando tuo figlio ha a disposizione uno smartphone, un tablet o un pc, si fa sempre più dura. «Noi adulti abbiamo lo svantaggio della lentezza nell'acquisizione di una certa padronanza tecnologica: quando abbiamo finalmente preso confidenza con un nuovo social, loro sono già passati ad altro», commenta Miolì Chiung, psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, tra i relatori del primo corso a Milano per la formazione dei genitori digitali. L'idea è stata sviluppata e organizzata da Pepita Onlus (www.pepita.it), realtà in prima linea in ambito educativo e formativo, oltre che nella lotta al cyberbullismo: Pepita ha intercettato la richiesta, quasi emergenziale, di madri e padri rispetto al tema dell'educazione in Rete. «Abbiamo compreso da tempo che per fare prevenzione occorre l'alleanza di tutte le figure educative- ha spiegato Ivano Zoppi, Presidente di Pepita Onlus- ma non possiamo raggiungere questo obiettivo senza aver formato i genitori che, altrimenti, restano sempre un passo dietro i loro figli "digitali". Il corso affronta a 360 gradi il problema (dal tema educativo ai risvolti psicologici fino a quelli legali, perché ciò che i ragazzi postano in Rete non è esente da ricadute) e alla fine rilascia ai genitori una certificazione finale, Cyberscudo Battibullismo in collaborazione con Aica (Associazione italiana calcolo automatico). Un'offerta analoga, più orientata all'ambito scolastico, è stata già perfezionata anche per gli insegnanti e gli educatori. Ma perché è necessario aggiornarsi? «Rispetto alla questione della tecnologia, l'atteggiamento dei genitori si divide in due grandi "scuole di pensiero": ci sono gli spaventati, che risolvono il problema con soluzioni proibizionistiche, che però servono solo a procrastinare, e quelli fiduciosi a priori, che però forse si adagiano troppo sull'inconsapevolezza», prosegue la dottoressa Chiung. Secondo il Nuovo Rapporto Cisf, dedicato proprio alle relazioni familiari nell'era delle Reti digitali, più del 54% dei genitori "cerca di parlare con i figli, ex post, di ciò che fanno su Internet" e il 53,4% ha adottato delle regole di tempo o sui contenuti su cui poter navigare (questi ultimi il 49,3%). Ma forse questi approcci non risolvono del tutto la questione: «Se i genitori vogliono essere abili per insegnare, devono avere loro stessi un'educazione digitale», sottolinea la psicologa. «Mi trovo a dialogare, a volte, con maTra permissivismo e rigore, la strada giusta si chiama competenza. Così mamme e papà tentano di reggere il passo dei figli su sociale e web. Padri e padri che sono i primi a pubblicare, sui propri profili, immagini e contenuti inappropriati. Quando interagiamo su un social, dobbiamo certo conoscerne le regole ma non solo: dobbiamo essere consapevoli che in Rete tutte le regole sociali sono modificate». «Anche sul digitale i responsabili siete voi». La responsabilità dei genitori per i guai combinati dai figli? Si estende anche sulla Rete, attraverso la nuova legge sul cyberbullismo (n.61 del 2017). «Anche se i minori di 14 anni non sono imputabili penalmente per quanto commesso, i genitori lo sono in ambito di responsabilità civile», spiega Marisa Marraffino, avvocato. La formazione delle famiglie, oltre che dal punto di vista educativo e tecnologico, deve comprendere anche l'ambito legale. «Attualmente i genitori hanno ancora una bassa tutela della riservatezza, anche personale, su Internet», prosegue. «Ma l'educazione passa dall'esempio: non bisogna pubblicare foto dei figli piccoli, anche un neonato ha il diritto alla riservatezza. Serve una vera e propria rivoluzione culturale, per la quale i genitori faticano molto, vivono un pesante scollamento generazionale».