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E-skill non solo per l’Ict, ora la sfida è nei lavori “tradizionali”
Retefin.com

Non basta più guardare al gap di specialisti nel settore Ict, ora bisogna focalizzare l’attenzione sulla capacità di rispondere alla crescente domanda di skill digitali anche nelle professioni tradizionali. In tutti i comparti e funzioni aziendali si richiedono infatti competenze digitali, non solo per creare applicazioni o gestire sistemi ma per comunicare, vendere, produrre, amministrare, gestire il personale, e così via. Alla sfida di investire nelle competenze specialistiche, si aggiungono così quelle di adeguare i percorsi formativi e sostenere l’aggiornamento digitale di milioni di lavoratori attraverso la formazione continua. Sono queste le conclusioni della quarta edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali, realizzato da Aica, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter con il supporto di Cfmt, Confcommercio, Confindustria e in collaborazione con Miur e Agid: il report ha esteso l’osservazione alle professioni non informatiche, quelle in cui si colloca il grosso degli occupati e dei candidati all’assunzione.

Il report è stato frutto di “elaborazioni big data” ovvero di informazioni contenute in 540 mila ricerche di personale via web per 239 figure professionali e di ulteriori rilevazioni e focus group per i settori dell’Industria, del Commercio e dei Servizi, con particolare riferimento alla manifattura della meccanica e del fashion, al piccolo commercio al dettaglio della moda, all’hospitality (alberghi- ristorazione) e al settore pubblico.

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