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Competenze digitali, quale ruolo nella Pubblica amministrazione
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La trasformazione digitale è al centro dell’attenzione di ogni politica di sviluppo del Paese e, se possibile, lo è ancora di più per la Pubblica amministrazione. Gli indicatori continuano a collocare l’Italia agli ultimi posti in termini di accessi e fruizione dei servizi da parte dei cittadini. Se da un lato esiste un problema di “digital divide”, cioè di cittadini con un livello di consapevolezza digitale ancora gravemente insufficiente, che richiede quindi un salto di qualità in quella che è la Cultura digitale, dall’altro anche la stessa PA deve fare un salto di qualità riguardo le competenze digitali.

Indice degli argomenti

Competenze digitali: Italia agli ultimi posti in Europa
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNNR)
Conclusioni
Competenze digitali: Italia agli ultimi posti in Europa
L’ultima edizione del Digital Economy and Society Index (DESI) pubblicata a giugno 2020, strumento mediante il quale la Commissione Europea monitora il progresso digitale degli Stati membri dal 2014, ha collocato l’Italia al 25esimo posto sui 28 Paesi Ue nella classifica generale e in 19esima posizione per quanto riguarda il singolo parametro relativo ai servizi pubblici digitali. Servizi digitali che, anche qualora implementati, si scontrerebbero con i bassissimi livelli di competenze digitali di base e avanzate nel Paese, basti pensare che solo il 74% degli italiani usa abitualmente Internet. Certo, questo è un dato pre-pandemia, tuttavia la strada per una PA digitalizzata e un suo utilizzo diffuso è ancora in salita.

Non solo gli indici DESI sono impietosi, ma è un dato di fatto che l’età media dei dipendenti pubblici è di circa 53 anni e che c’è un sostanziale blocco da anni del turn over con immissione essenziale di giovani che da soli potrebbero garantire un “cambio di paradigma”: elementi che lasciano poco spazio a un’aspettativa rosea. Tuttavia, la drammatica scossa della pandemia, i forti contributi economici, subordinati a iniziative di radicale riforma e modernizzazione anche della macchina amministrativa, possono far intravedere una svolta.

 

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNNR)
Diventa quindi di fondamentale importanza il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che inserisce tra le principali riforme che intende attuare quella della Pubblica Amministrazione. Digitalizzazione della PA e sviluppo dei servizi pubblici digitali, di pari passo con lo sviluppo delle competenze digitali di cittadini e lavoratori e della loro capacità di accedere a suddetti servizi, rappresentano i pilastri del piano.

Nell’attesa che il PNRR entri in azione, voglio citare tre iniziative che sono già in campo e che spingono proprio nella direzione tracciata dal Piano Nazionale:

Repubblica Digitale, l’iniziativa strategica nazionale promossa dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri per contrastare ogni forma di divario digitale di carattere culturale, che include anche il tavolo tecnico “Lavori del futuro”, che vede la collaborazione di MID, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Ministero dell’Istruzione, Ministero dell’Università e della Ricerca, Confindustria Digitale e AICA. All’interno di questo tavolo in particolare verrà definita la strategia e i piani di intervento per le competenze digitali attraverso tutti i sottogruppi: competenze digitali nel ciclo dell’istruzione e della formazione superiore (Istruzione e Università), Competenze digitali nella forza lavoro attiva (settore privato e settore pubblico), Competenze specialistiche ICT e competenze chiave del futuro e Competenze digitali dei cittadini.
All’interno del progetto Repubblica Digitale ampio risalto è riservato anche ai dati e ai trend oggetto dell’Osservatorio Competenze Digitali realizzato dalle più importanti associazioni di settore AICA, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia. La Coalizione nazionale di Repubblica Digitale, inoltre, è presente anche a livello europeo: aderisce infatti alla Digital Skills and Jobs Coalition della Commissione Europea e opera con “l’obiettivo di combattere il divario digitale di carattere culturale presente nella popolazione italiana, per sostenere la massima inclusione digitale e favorire l’educazione sulle tecnologie del futuro, accompagnando il processo di trasformazione digitale del Paese”. Sono convinto che potrà incidere molto sul PNRR, facendo la differenza.

Oltre al progetto di Repubblica Digitale, ritengo che potrà contribuire a una svolta nella pubblica amministrazione il sillabo delle Competenze Digitali del Pubblico dipendente, per fornire gli strumenti necessari ad utilizzare le tecnologie abilitanti nella PA, che ha al suo interno caratteristiche uniche che lo rendono un’iniziativa innovativa. Tra queste sicuramente il suo carattere di “standard nazionale”, standard per ora di fatto, ma magari poi anche nella forma. Questa unicità attiva altri effetti positivi come la nascita di un dinamico e vivace mercato dell’offerta di contenuti formativi che, potendo contare su una uniformità e stabilità delle specifiche competenze richieste, consente investimenti in formazione fin qui poco interessanti e poi uniformità di linguaggio descrittivo, e comunicabilità inequivocabile di bisogni di nuove competenze.
Alle due attività citate finora si aggiunge anche il progetto che vede l’AGID (Agenzia per l’Italia Digitale), con AICA in qualità di partner scientifico, proporre un percorso formativo di “Cultura digitale” per i responsabili della Transizione Digitale, gli RTD, che all’interno della PA ha tra le sue principali funzioni quella di garantire operativamente la trasformazione digitale dell’amministrazione, coordinandola nello sviluppo dei servizi pubblici digitali e nell’adozione di nuovi modelli di relazione trasparenti e aperti con i cittadini.

Conclusioni
Finalmente si attua quanto era stato normato nel CAD già diversi anni fa, ma soprattutto appare estremamente significativo che il ruolo dell’RTD sia così importante da inserirlo alle dirette dipendenze del vertice (politico o amministrativo) dell’organizzazione cui appartiene. Questo aspetto assume una valenza particolare se si considera che la trasformazione digitale deve poter contare su una sostanziale trasformazione organizzativa che vede il digitale rivoluzionare prodotti, servizi, processi via via fino alle stesse modalità di lavoro.

L’obiettivo finale è rendere la PA un’alleata di cittadini e imprese, con un’offerta di servizi sempre più efficienti e facilmente accessibili. Per farlo però occorre da un lato intervenire sull’infrastruttura digitale investendo sul cloud, accelerando l’interoperabilità tra gli enti pubblici, snellendo le procedure e rafforzando le difese di cybersecurity. Dall’altro lato poi, è necessario estendere i servizi ai cittadini, migliorandone l’accessibilità e adeguando i processi prioritari delle Amministrazioni Centrali agli standard condivisi da tutti gli Stati Membri della UE.

Se accompagnato da interventi strutturali per l’acquisizione e l’arricchimento delle competenze digitali (e di innovazione tecnologica in generale) a segmenti sempre crescenti della popolazione attiva – come, a puro titolo esemplificativo, interventi dedicati alle competenze STEM, interventi di rafforzamento degli Istituti Tecnici Superiori (ITS) e in generale in tutta la formazione continua per chi già lavora – il fondamentale impegno di valorizzazione delle competenze dei Pubblici dipendenti, insieme al rinnovamento culturale e organizzativo della PA, porterà a servizi digitali efficaci, accessibili trasparenti e inclusivi.