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Addio al pioniere Fubini. Era nella squadra Olivetti
La Stampa

E' morto l'altro ieri mattina, nella sua casa di Milano, Simone Fubini, l'ingegnere che guardava al passato come uno stimolo per migliorare il futuro. E' passato dai transistor dell'elettronica di precisione del primo elaboratore di calcolo, Elea 9003, nella fine degli anni Cinquanta, agli smartphone e alla messaggistica che ancora oggi conosciamo quando, anni fa, decise di finanziare una start up, la Ubiquity, poi Kaleyra, leader mondiale del messaging su rete mobile. 

Fu direttore generale alla Olivetti, poi direttore centrale alla Fiat, ma rivestì numerosi incarichi dirigenziali e di leader in molte aziende italiane. <<Era un uomo dalle grande intuizioni>> racconta di lui Bruno Lamborghini, che all'Olivetti rivestì alte cariche dirigenziali e di Fubini era amico. Con lui condivise l'esperienza all'Aica, l'Associazione italiana di informatica e calcolo automatico. <<Anche se il suo nome, quello di Simone - ricorda Lamborghini - era più legato all'esperienza dell'elettronica>>.

I primi passi di Fubini, quelli di un certo spessore, furono mossi nel gruppo di progetto del primo calcolatore elettronico italiano, l'Elea 9003. Erano gli anni Cinquanta, quelli di Mario Tchou, l'ingegnere chiamato a Ivrea da Adriano Olivetti per progettare il primo personal computer della storia. Fubini fece parte della squadra di Tchou, quel geniale ricercatore poi morto in un incidente stradale. E con la squadra di Tchou Fubini condivise l'esperienza del laboratorio di Pisa dove fu messa a punto l'Elea 9003.