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«Digitalizzazione e mondo del lavoro, politica poco attenta»
L'Arena
Nella quarta sessione del Festival del Futuro al centro del dibattito c'è "La rivoluzione tecnologico-digitale: implicazioni per il mondo del lavoro", in collaborazione con il Politecnico di Milano. Umberto Bertelè, Professore emerito di Strategia e presidente degli Osservatori Digital Innovation, Politecnico di Milano «Molti settori hanno già visto grandi cambiamenti e bisogna farsi trovare pronti. Purtroppo in Italia non siamo brillantissimi su questo e la politica non sta dando la giusta importanza a questi cambiamenti. I governi dovrebbero promuovere un'intensa attività di reskilling, che permetta di prevenire la svalutazione e l'obsolescenza delle competenzee di facilitare il passaggio ai nuovi lavori. Sette delle dieci imprese che valgono di più al mondo sono digitali in senso stretto». Bruno Lamborghini, Economista industriale, già Presidente AICA, Prometeia e Olivetti Tecnost «Tra i catastrofisti, che col digitale parlano di fine del lavoro e i tecnopositivi, per cui è tutto bellissimo, la mia risposta a questa rivoluzione è che il tema per creare nuovo lavoro è costruire competenze digitali innovative in apprendimento continuo, comprese le soft skill. Siamo entrati in una "tempesta perfetta" di grandi mutazioni. La rivoluzione digitale va molto oltre la tecnologia digitale. Nella storia abbiamo sempre avuto le macchine come oggetto e l'uomo come soggetto: forse oggi non è più così e stiamo andando nella direzione di un rapporto tra due soggetti che interagiscono in maniera simbiotica. La grande sfida è di tradurre l'intelligenza artificiale delle macchine in "intelligenza umana aumentata delle macchine"» Carlo De Paoli, PresidenteIn Job «Un domani ci sarà un'intelligenza artificiale che sarà più veloce di noi, ma che avrà due ingredienti in meno: emozioni e coscienza. Le nuove generazioni non hanno paura della tecnologia. La formazione di competenze è un processo "banale", ossia scontato, ma certamente non facile. Vince chi fa meglio e prima degli altri»