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Morire a 18 anni Addio a Pietro il campione umile dell'informatica
Gazzetta di Parma
Pietro progettava, immaginava mondi. E li creava. Parliamo dei mondi in cui vivono i ragazzi di oggi, quelli che si spalancano oltre il monitor di un computer e gli schermi degli smartphone. E in questo Pietro era un numero uno, capace di disegnare un programma, un mondo virtuale e con quello in pugno salire sul podio, conquistarsi anche una medaglia. Peccato che questo suo dono non gli sia servito nei giorni scorsi quando ha dovuto affrontare la camera operatoria, quando si è affidato ai medici per sostituire una valvola del suo cuore malato. Durante l'intervento il destino ha mostrato il suo volto peggiore e Pietro Catellani, diciotto anni appena, studente della 5a F Scienze Applicate dell'Ulivi, è morto dopo una settimana infinita, scandita dalle speranze dei genitori che pregavano che potesse riprendere conoscenza. Non è stato così e il ragazzo si è spento senza più poter regalare a chi gli stava intorno un sorriso. E un ultimo mondo immaginario. «Era uno dei migliori studenti del nostro istituto - ricorda ora il preside dell'Ulivi, Giovanni Brunazzi, ricordando un ragazzo riservato e taciturno, uno di quelli che anche quando fanno il massimo si stringono nelle spalle. Come fosse quasi normale che sia così. «A settembre, a Campobasso, si era aggiudicato il terzo posto assoluto nelle diciottesime Olimpiadi italiane di informatica. E ovviamente era stato un momento di grandissima rilevanza per Pietro e per l'istituto. Eppure, quando lo avevo convocato in presidenza per complimentarmi, lui si era stupito. Come se non meritasse una simile attenzione». Ma non era una posa: Pietro era fatto così. Lo dicono tutti quelli che lo hanno conosciuto e che ieri sera hanno abbracciato i genitori, la sorella e i parenti nella chiesa del Buon Pastore. C'erano gli amici di sempre, i compagni di classe, ragazzi intabarrati nelle giacche pesanti e con gli occhi lucidi che si salutavano con un abbraccio più lungo del solito. Per compensare il vuoto lasciato da quel ragazzone alto che di colpo non è più con loro. Gli stessi compagni di classe che ieri mattina hanno chiesto un minuto di silenzio per ricordare Pietro e che ora stanno interrogandosi su quale sia il modo migliore per ricordarlo. Per fare qualcosa che porti il nome e lo spirito del loro amico. «Per sostituire una valvola mitralica era stato previsto da tempo un intervento nel reparto di cardiologia di Brescia - raccontano i familiari. - Al termine dell'intervento, ci hanno detto i medici, c'è stato un problema e il cuore non ha ripreso a battere». E' iniziata una frenetica corsa contro il tempo: il ragazzo è stato trasportato a Torino dove si è pensato anche ad un trapianto. Ma non c'è stato nulla da fare. E dopo giorni di speranza e di sconforto è arrivata la notizia che nessuno voleva. «Abbiamo pregato per Pietro e ora, dopo la sua scomparsa, si potrebbe dire che è stato vano, inutile. Ma non è così», ha sottolineato il parroco don Nando Bonati. Ma è anche vero che adesso, con la voce senza più parole, è difficile fare i conti con quel vuoto. «Pietro stava pensando al suo futuro, stava progettando di seguire la sua passione per l'informatica magari andando a studiare all'estero», mormora uno zio che, come gli altri familiari, si aggrappa alla fede e alla forza della famiglia. Perché, nonostante il dolore, si deve andare avanti. «La sua malattia non gli ha impedito di vivere una bella vita, di assaporare le cose belle dell'esistenza, di esprimere le proprie doti e le proprie ambizioni», è la conclusione. Oggi, alle 14.30, nella stessa chiesa si svolgeranno i funerali e tanti, è certo, si stringeranno intorno al papà, alla mamma e alla sorella di Pietro. I compagni hanno provato a mettere in fila delle parole, a raccontare a modo loro un ultimo saluto. Chissà cosa avrebbe detto Pietro, quello che sapeva programmare le macchine, di fronte a tutto questo. Forse che sarebbe stato bello se avesse potuto inventare un programma per scrivere un finale tutto diverso.