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L'era del cognitive business
Datamanager.it

Per competere, le organizzazioni stanno “ricablando” i loro modelli operativi con focus su velocità e reattività. L’impresa “cognitiva” può fare qualcosa di più – diventare “situationally aware” con un nuovo potenziale e aumentata capacità di rispondere autonomamente. Ma a che punto è il livello di adozione delle soluzioni cognitive? Le organizzazioni che stanno tracciando la loro roadmap verso il cognitive si distinguono in quattro gruppi principali. Giancarlo Vercellino, research and consulting manager di IDC Italia ci aiuta a capire quali sono le fasi di adozione. Il primo dei quattro ideali raggruppamenti, che si potrebbe ribattezzare “Pondering Transformation”, include imprese che stanno meditando come affrontare la Trasformazione Digitale nella loro organizzazione e si ritrovano in qualche modo bloccate a metà del guado, ferme in un processo di rielaborazione strategico in gran parte non portato a termine. «Sono imprese che si chiedono come trasformare il proprio modello di business in un contesto organizzativo caratterizzato molto spesso da un dipartimento IT con tanti problemi, che richiede un adeguamento sia dei processi che delle tecnologie, e una sostanziale razionalizzazione dei costi. Questo scenario – spiega Vercellino – caratterizza circa il 40% del segmento Enterprise nel mercato italiano e rappresenta la grande massa delle imprese che si attardano in ragionamenti molto complessi anziché muoversi in una direzione determinata, ancorché provvisoria».

 

Al secondo posto troviamo un raggruppamento di imprese forse più pragmatiche: le “Automation First”. Non sentono alcuna necessità di trasformare il proprio modello di business oppure di elaborare chissà quali sofisticate strategie digitali inseguendo esempi che arrivano da oltre oceano. Il loro modello di business va bene così com’è, ma sentono invece chiaramente la necessità di automatizzare tutto ciò che possono per fare efficienza e riuscire a competere meglio a livello globale. «Questa categoria – rileva Vercellino – è ragionevolmente persuasa dell’idea che i dati possano diventare un vantaggio competitivo, soprattutto quando attorno ai dati si riescono a concepire forme di automazione sempre più intelligenti. Queste imprese investono nelle nuove piattaforme di predictive analytics, machine learning e cognitive con un solo obiettivo ben chiaro in testa: portare l’automazione dei processi aziendali a un livello superiore. Dalle indagini condotte da IDC sul mercato italiano nell’ultimo anno, è possibile stimare questo raggruppamento attorno al 25% del segmento Enterprise».

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