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Informatici, disoccupazione zero
La Vita Cattolica

Non un disoccupato tra i laureati in Informatica a Udine. Nemmeno tra coloro i quali si fermano al titolo triennale (uno su due), e un 10 per cento prosegue gli studi magistrali già con un lavoro in tasca. Parola di Agostino Dovier, docente di Informatica e coordinatore dei corsi di studio dell'Ateneo friulano. «Ricevo settimanalmente diverse richieste da parte delle aziende, soprattutto del territorio, ma non solo- prosegue - e la crescita dell'automazione, in generale, farà sì che nel mondo del lavoro chi ha competenze tecniche elevate sarà sempre più richiesto». I laureati della facoltà di Udine sono ambiti al punto tale che il coordinatore è costretto a replicare agli imprenditori che lo contattano per proporre stage, spiegando che i laureati friulani sono talmente inseguiti che non accetteranno retribuzioni al ribasso. Per non parlare di coloro che terminano il dottorato. «Negli Stati Uniti trovano immediatamente lavoro a 13-15 mila dollari al mese,- afferma il docente -, in Europa gli stipendi sono la metà, ma sempre il triplo di quanto prenderanno in Italia. Chi si ferma qui si attende un trattamento di riguardo». Abbiamo incontrato il prof. Dovier a margine del convegno «Il futuro del lavoro nella società digitale», promosso a Udine, lunedì 21 maggio, dalla stessa Università, insieme a Ucid, Unione cristiana imprenditori dirigenti, Aica (Associazione italiana per l'informatica ed il calcolo automatico) e i principali attori del mondo dell'industria e dell'economia in Friuli-Venezia Giulia. Quali dunque i lavori, le professioni, le competenze richiesti nell'era dell'Industria 4.0? Lo abbiamo chiesto ad Antonio Piva, presidente della sezione Aica Triveneto, l'associazione che in Italia si occupa di fornire certificazioni informatiche.

Presidente, ci sarà più o meno spazio per il lavoro dell'uomo nell'era digitale? «Ci sarà senz'altro spazio, eccome: una recente ricerca Eurostat rivela che nei prossimi 5 anni saranno necessari oltre 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro in Italia».

Da chi saranno occupati? Quali sono i lavori del futuro? «Il 70% di questi posti richiederà competenze elevate, per la maggior parte legate al campo tecnico-scientifico: ingegneria, informatica, fisica, chimica. Lo vediamo già: le università che preparano a queste materie garantiscono un'occupabilità elevata e lo stesso vale per gli isituti tecnici. Pensiamo ai laureati in fisica: oggi sono ambiti da banche e enti finanziari dove creano modelli matematici per gli investimenti».

Tra gli informatici, quali sono le professionalità più richieste? «Dal programmatore al progettista, al sistemista, fino all'esperto di sicurezza. Ma sono altrettanto interessanti i campi della meccatronica e della progettazione meccanica, tutti i profili legati all'industria 4.0. E certamente l'area cosiddetta "big data" di analisi dei dati e l'internet of things, in crescita».

Anche l'Università di Udine si è mossa. Ha preso avvio quest'anno il corso di laurea di Internet of things; di cosa stiamo parlando, nello specifico? «L'internet delle cose: ovvero il mondo degli oggetti "intelligenti". Dispositivi di uso quotidiano dotati di patrimonio informativo: dal frigorifero con il chip che avverte della scadenza dei cibi, fino all'automobile che mette in allerta nel caso di determinate condizioni della strada... Esempi ce n'è di già attivi, pensiamo anche alla domotica nelle nostre case. E tutto questo in futuro verrà spinto ancora di più. Chi avrà competenze non avrà difficoltà a trovare lavoro. Per questo è importante per i giovani certificare le loro capacità in questi settori. In Italia sono già 2,5 milioni le persone che possiedono la certificazione Ecdl, la Patente europea del computer di base, ma altri campi richiedono competenze più specifiche, penso alle certificazioni Cad o di stampa 3D per i progettisti, a quelle su Privacy e sicurezza per chi lavora in ambito informatico, e altre, come le nuove certificazioni di digital marketing».

Quali sono le professioni destinate invece a sparire? «Quelle ripetitive, che non richiedono creatività: dalla vecchia segretaria che batte a computer i documenti, al magazziniere... Ma un po' tutti i mestieri muteranno radicalmente. Anche la professione del medico è sempre più automatizzata: dall'esecuzione di protocolli all'analisi dei dati con strumentazione diagnostica, fino alle operazioni con strumentazione robotica... In ciascun campo sarà importante porsi in una dimensione di formazione continua».

Quanto estero c'è nel lavoro del futuro? «Parecchio. Le aziende anche piccole saranno sempre più inserite in reti di collaborazione». Il Friuli-V.G. dovrebbe esserne avvantaggiato. «Spero di sì. In quanto regione di confine, se non facciamo rete noi chi la farà?».