Salta al contenuto
Formazione a scuola, è il momento di puntare sulla qualità

di Giuseppe Lanese*

Una delle sfide più importanti, quando si parla di governance della scuola e didattica delle competenze, è quella di garantire una formazione di qualità. L’argomento è stato al centro dei lavori del Cantiere nazionale Scuola Digitale di ForumPA che si è riunito a Roma lo scorso 23 novembre. Nel sistema di oggi, dietro la corsa ad inseguire un processo di democratizzazione delle attività di formazione (accesso alla formazione per tutti: stessi percorsi e stesse ore), si rischia di creare una omologazione dei processi con scarso rendimento in termini di efficacia. La formazione non deve essere più vista solo come attività obbligatoria da svolgere come compito puramente passivo, ma occorre una formazione che faccia leva sulle motivazioni di base dei docenti e sulla voglia di crescita finalizzata ad acquisire nuove competenze spendibili in maniera pratica ed efficiente nei loro percorsi di insegnamento e di crescita professionale. Fermo restando la necessità di garantire a tutti i docenti una formazione di base obbligatoria e standard, occorre pensare a percorsi e livelli successivi di formazione in cui spingere sulla molla della sana competizione tra i corsisti (docenti). Una formazione che non sia più solo obbligatoria, ma volontaria o addirittura selezionata (anche attraverso test di ingresso). Del resto ci sono già società ed enti di formazione che lavorano in questa direzione. L’obiettivo deve essere quello di organizzare corsi per docenti realmente motivati ad accrescere le proprie competenze attraverso una formazione mirata e di qualità. Sappiamo che l’apprendimento può dirsi efficace solo se c’è una vera motivazione ad apprendere. Alla base di queste riflessioni, è possibile individuare tre strade da percorrere per far sì che la formazione in ambito scolastico diventi realmente efficace. La prima riguarda la possibilità di concedere una maggiore libertà alle singole scuole per puntare su percorsi di formazione mirati in base alle esigenze del Ptof (Piano triennale dell’offerta formativa). Quindi garantire una formazione meno centralizzata attraverso l’erogazione ad ogni Istituto di specifici contributi per le attività di formazione. La seconda strada interessa la capacità da parte dei singoli Istituti di programmare una formazione di alta qualità attraverso l’individuazione e la formazione di uno Staff per la formazione e di un Referente per la formazione (come già accade per la figura dell’Animatore digitale nel PNSD). La terza strada, infine, comporta la necessità di una selezione in ingresso dei docenti per percorsi di formazione che dovranno diventare sempre più mirati. Si dovrà passare da un livello base di formazione (uguale per tutti) ad un livello avanzato (accessibile solo a docenti realmente motivati). Guardiamo, ad esempio, all’attività di formazione che riguarda l’Alternanza scuola-lavoro. La conoscenza base è fondamentale per tutti i docenti, perché le attività di Alternanza coinvolgono anche i consigli di classe. Poi, però, necessità una formazione più diretta ai referenti e ai tutor riferita ad aspetti gestionali e progettuali. È inutile sottolineare che, per percorrere queste tre strade, occorre rivedere anche i criteri di erogazione dei fondi concessi dal Miur e destinati alle scuole. Non andrebbero più stanziati nelle disponibilità di scuole polo regionali, ma erogati direttamente alle singole scuole in base ad una qualità progettuale certificata dagli Uffici Scolastici Regionali. Dall’approvazione della legge 107/2015 sulla Buona scuola, che ha reso la formazione dei docenti obbligatoria, si è puntato più a pensare ad una formazione di livello quantitativo che qualitativo. E dopo il primo triennio di sperimentazione della Buona Scuola, è arrivato il momento di voltare pagina e di effettuare un vero salto di qualità.

*Consigliere nazionale AICA, 
Cantiere Scuola Digitale di ForumPA

 

un momento dell'incontro del 23 novembre 2017 Un momento dell'incontro del 23 novembre